Il malocchio e le sue radici storiche : religione e filosofia lo provano

difendersi dal malocchio Abbiamo già  visto in cosa consiste il malocchio e quali sono i suoi effetti e sintomi.
Vedremo ora in sintesi le sue radici storiche e i metodi pi๠antichi per difendersi.
Ci viene in aiuto il British Museum di Londra che conserva un antico frammento in terracotta che ci parla dello Sixul, un fenomeno dai connotati come il malocchio: questo frammento appartiene sicuramente alla cultura caldea e trova riscontro anche in altri documenti archeologici risalenti alla cultura Assira.
Sorprendente è la presenza proprio della parola malocchio nella cultura egiziana : sono stati repertati papiri risalenti al 1200 a.c., quindi alla XX dinastia egiziana, in cui compaiono frasi del tipo “lo proteggiamo dal malocchio” e dove si parla di trattenere le forze negative da esso originate.
Passando dall’antico Egitto si ariva alla cultura islamica : il Corano indica con un esattezza sorprendente la definizione di malocchio nelle ultime due Sure.
Il concetto è che l’invidioso origini il malocchio e contro questa invidia, questo malocchio è invocata chiaramente la protezione di Dio e pare, secondo la tradizione islamica, che queste due Sure fossero stata rivelate direttamente a Maometto.
Sempre nel mondo islamico è utile considerare la cosidetta “Mano di Fatima” : riprodotta anche sotto forma di gioielli è considerata una delle protezioni pi๠efficaci contro il malocchio.
Se le ultime due Sure del Corano decsrivono in modo particolareggiato il malocchio, sempre nello stesso ci sono alcune Sure dove si evidenzia il potere maligno esercitato o posseduto da alcuni uomini : è il caso ad esempio della Sura 113 e 114.
Il mondo ebraico invece usa una terminolgia particolare per definire il malocchio, determinandolo come “fascinazione con l’occhio” : del resto anche in alcuni paesini della Calabria esiste ancora la cosidetta “fascinazione” che trova riscontro con alcuni antichissimi e misteriosi riti pe rproteggersi dalla stessa.
Il “Meaunenim” (fascinazione) ebraico è dunque il termine con cui si indica tutta la fenomenologia legata all’invidia che si esercita con il potere dell’occhio, dello sguardo.
E’ da notare come nella cultura ebraica viene introdotto il concetto di un parallelismo della fascinazione, generata dall’invidia, e la magia.
E’ vero che anche la cultura egiziana, come abbiamo già  visto, invoca la protezione di Dio e quindi in qualche misura ascrive il malocchio a qualcosa che va contro Dio, come un male da cui Dio può e deve difenderci, ma la cultura ebraica introduce l’assimilazione del malocchio alla magia vera e propria, cosa del resto ereditata dalal cultura mesopotamica.
E’ quest’ultima infatti che considerava il “malocchio” un peccato gravissimo : “l’Ajin Horà ” era infatti considerato un peccato brutale e gravissimo e condannato come demoniaco.
Ma la cultura ebraica, se è vero che accosta il malocchio alle pratiche di magia, introduce anche il concetto di iettatura : il Qinah definisce infatti la gelosia in genere e la iettatura in particolare.
Ma la cosa stranissima è che proprio nella cultura ebraica troviamo l’origine di alcune credenze dei giorni nostri, come ad esempio quella dei preti in grado di fare il malocchio o di essere iettatori.
La credenza viene fatta risalire ad una frase in particolare che vuole che i saggi portino morte e disgrazia dove posano lo sguardo.
Un discorso a parte meriterebbe poi la mitologia dove lo “sguardo potente” è in decine di mitologie antiche di varie tradizioni quasi sempre distanti tra di loro nello spazio e nel tempo.
 Anche la filosofia si è interessata al “malocchio” : interessante è la tesi sostenuta da Gerolamo Cardano secondo la quale la psicologia avrebbe un ruolo fondamentale nel “malocchio”.
In pratica la “paura del malocchio” genererebbe la sintomatologia tipica di chi si ritiene vittima del malocchio, la paura della malvagità , dell’arte stessa del far del male sarebbero dunque le cause dei sintomi avvertiti dalle persone vittime.
Ma Francesco Bacone smentisce subito dopo questa tesi : secondo il filosofo vissuto tra il 1561 e il 1626, ci sarebbero delle persone in grado di fare del male con lo sguardo grazie alla loro invidia.
Ad onor del vero il filosofo ritiene l’invidia e l’amore dei sentimenti fortissimi e gli unici in grado di originare “fascinazione o ammaliamento”, e per l’invidia descrive anche delle categorie di persone in grado di generare ammaliamento, come i bastardi e le persone deforme.
E ne è così convinto che anche lui equipara il malocchio a una pratica magica contro cui l’unica cura è quella usata per gli incantesimi.
Ancora pi๠sorprendente è trovare un convinto sostenitore del malocchio in Tommaso Campanella : anche lui traccia, ma con molta pi๠meticolosità  un quadro generale delle persone in grado di fare il malocchio.
Per Campanella lo sguardo può nascondere molte cose magiche e indurre nell’altro i proprio sentimenti.
Anche l’umanista Marsilio Facino ammise che lo sguardo ha una luce che reca con se un “vapore spirituale” con cui gli occhi di chi incontra viene infettato.
Possiamo dunque sostenere che sia la religione che la filosofia sostengono, anche s espesso a grandi linee, l’idea che il malocchio sia una realtà , una realtà , badate bene, sostenuta fin dai tempi pi๠lontani da documenti archeologici di notevole interesse.
Il che dimostra come oggi si liquidi l’argomento con troppa superficialità  relegandolo a un “fenomeno” della superstizione popolare ampiamente superato dalla cultura.
Siamo convinti che se la storia, le religioni e perfino la filosfia sostengono l’idea che il malocchio esiste, e questo ormai da millenni, anche gli scettici dovrebbero rivedere le loro teorie e cercare di penetrare il mistero del malocchio, ovvero l’arte di nuocere il prossimo con lo sguardo.