Predire con la sfera di cristallo : il bicchiere di S.Pietro

sfera di cristalloNell’antichissima tradizione divinatoria napoletana esiste il cosidetto Bicchiere di S.Pietro che va inquadrato ed è ascrivibile nella catoptromanzia , ovvero l’arte di divinare attraverso gli specchi.
Si tratta, se volte, della sfera di cristallo partenopea, ma a differenza di questa necessita non già  di una sfera di cristallo di rocca, ma di una semplice brocca d’acqua e di una candela.
La brocca ovviamente va preventivamente consacrata : in antichi quaderni di appunti di divinazione napoletana abbiamo trovato due diversi modi di consacrare la brocca. Nel primo caso la brocca viene consacrata alle “anime del purgatorio” : una formula antichissima viene recitata sette volte e sette volte viene passata su un incensiere in cui si brucia incenso ( ” o’ giense ” ) , al termine dei quali viene riposto in un sacchetto scuro.
L’altro rito invece consacra la brocca a sette angeli con un rituale identico ma conla differenza che ad ogni passaggio sull’incensiere si nomina un angelo dei sette ai quali si consacra. Ad onor del vero esiste anche un terzo rituale , ma preferiamo non divulgarlo per ovvi motivi di prudenza.
Una volta consacrata la brocca sarà  usata solo per il tempo necessario alla divinazione : al buiso si riempie la brocca d’acqua, la si illumina dal retro con una candela , ponendo il consultante di fornte alla brocca. L’operatore chiede al consultante di concentrarsi su cosa vuole chiedere e nel mentre poggia una mano sulla testa del consultante e con l’altra traccia sette segni di croce sulla brocca recitando una formula che invoca le anime del purgatorio o dei sette angeli. Terminata la seduta l’operatore provvede a ringraziare con l’analoga formula le anime del purgatorio, o i sette angeli , tracciando allo stesso modo le sette croci sulla brocca, spegnendo la candela e buttando via l’acqua ripone le sacchetto la brocca.
L’antico bicchiere di S.Pietro nella tradizione divinatoria napoletana non è così diffuso e non tutti gli operatori sono in grado di usarlo : ad ogni modo da questa tradizione apprendiamo che il bicchiere di S.Pietro va fatto di sera e mai di sabato e di domenica .
In alcuni casi il consultante non riesce a intravedere ciò che desidera. In genere la seduta viene ripetuta al massimo per tre volte .
Il bicchiere di S.Pietro, abbiamo detto, rientra nell’arte di predire con gli specchi : abbiamo due tipologie di specchi. Quelli bianchi, quelli neri.
Il bicchiere di S.Pietro appartiene a quelle degli specchi bianchi, mentre invece a quelli neri appartengono il fondo annerito di una pentola, o una boccia d’inchiostro nero.
Storicamente questa arte divinatoria è molto antica e ha riscontri tangibili : il missionario padre Trilles cita nel suo libro, “Fra i pigmei della foresta equatoriale”, come un indovino indigeno gli mostrò in uno specchio la chiarissima immagine dell’autore di un furto.
Questo metodo è stato studiato , nel secolo scorso, dalla Società  per la Ricerca Psichica con la sensitiva Goodrich Freer.
Varie teorie sono state assunte per spiegare il “fenomeno” della formazioni di immagini su una superfice lucida o specchiata : l’unica cosa certa è che chi divina con questo sistema è in grado di far visualizzare al consultante ciò che gli interessa sapere.
Un altro metodo simile è il cosidetto “Specchio di S.Elena ” in cui una cristallo è segnato con Olio d’Oliva da una croce e dal nome stesso della Santa mentre un bambino recita la seguente preghiera “DE PRECORI DOMINA HELENA MATER REGIS COSTANTINI”.
Della catoptromanzia parleremo pi๠approfonditamente nei prossimi articoli.